Scoprire il Cristo nelle Periferire dell’Umano

Non molte settimane fa, appena un paio in realtà, abbiamo celebrato il Santo Natale. Tutti riuniti con le proprie famiglie, posso immaginare le lunghe tavolate, con i posti a sedere comunque ravvicinati, perché si sa: in queste occasioni non esistono “parenti lontani”, ma una sola, grande famiglia unita.

Tuttavia, non per tutti è stato così. In quattro hanno scelto di trascorrere questo periodo in maniera differente, in un luogo nuovo ma comunque circondati da amore “famigliare”. Francesco, Filippo, Michele ed io abbiamo vissuto il mistero della nascita di Gesù in convento, per l’esattezza alla Basilica della Madonna dei martiri in Molfetta. Uniti in comunione con tutti i fratelli che lì prestano il loro servizio alla comunità. L’esperienza si è protratta dal 23 fino al 28 dicembre, in questi giorni abbiamo avuto la possibilità non solo di fare esperienza concreta del vivere quotidianamente quei luoghi, ma anche, e aggiungo, soprattutto, di incontrare tanti volti che portano con sé ciascuno una storia speciale. Ma andiamo per gradi.

Sin dal nostro arrivo si avvertiva un’atmosfera speciale, una presenza profonda e costante, radicata nel cuore di chi vive lì. Questa presenza resta impressa anche a distanza, come il ricordo di un profumo dopo un abbraccio. È don Tonino Bello, il “vescovo dei nostri giorni”, che svolse il suo incarico a Molfetta e oltre, fino alla sua prematura morte. Abbiamo scoperto questa figura straordinaria grazie alla vicinanza ai luoghi in cui visse. Nei primi giorni in convento abbiamo visitato la città, il duomo e la cattedrale, iniziando a conoscere questo gigante della fede. Ma non ci siamo fermati qui. Una sera in fraternità abbiamo visto un documentario di fra Marco Valletta, realizzato con l’emittente TRM, ricco di testimonianze di familiari e di chi incontrò don Tonino ad Alessano e Molfetta. Una vita che invita a riflettere per la sua semplicità, anticipando la Chiesa delle “periferie esistenziali” di papa Francesco, allora criticata. Oltre a questa esperienza, ne abbiamo vissute altre che ci hanno avvicinato, forse, all’esempio di quei “servi inutili a tempo pieno” come il Venerabile don Tonino Bello.

Altri incontri sono stati possibili grazie alla Casa Alloggio “Raggio di Sole” di Bitonto, vicino alla Basilica di San Medici. La struttura ospita uomini e donne affetti da AIDS, una realtà ancora fortemente stigmatizzata a causa di errati pregiudizi diffusi nella popolazione, ancorata a vecchie credenze ormai superate. Anche noi abbiamo voluto andare oltre le nostre idee distorte, scoprendo la vita che si cela dietro la sottile nebbia del pregiudizio. Con loro abbiamo trascorso un pomeriggio piacevole, tra una tombolata e canzoni suonate con una chitarra, accompagnate da voci festose, vivendo insieme l’unione portata dalla nascita di Cristo che, come un tempo riunì tutti intorno alla mangiatoia, così quel pomeriggio ha unito fraternamente noi e loro. Uno dei residenti, Pino Marzario, ci ha donato la sua autobiografia e la sua esperienza con la malattia; grazie al suo libro, noi quattro ragazzi ci siamo ritrovati nei giorni successivi per leggere e condividere quelle pagine, aprendo spazi di dibattito che poco a poco hanno smantellato i nostri limiti e pregiudizi. Con queste righe voglio ringraziare te, Pino, e tutti i residenti, perché mi avete insegnato che c’è vita dove io non l’avrei mai cercata.

L’ultima occasione per imparare l’umiltà ce l’hanno offerta le Missionarie della Carità con la loro mensa per i poveri nel cuore di Bari, a pochi passi dalla stazione centrale. Qui ognuno ha rimboccato le maniche per dare una mano: chi in cucina, chi a preparare le tavolate pronte ad accogliere chiunque avesse bisogno di un pasto caldo. Personalmente è stata un’esperienza faticosa, ma ricca di incontri significativi. Mi sorprende sapere quanti volontari, pur essendo atei, scelgano di contribuire al lavoro di queste sorelle che incarnano ogni giorno la vera povertà e fanno della loro vita semplice un esempio prezioso, soprattutto per chi decide di seguire l’imitazione del nostro padre Serafico Francesco.

Esperienze più intime sono state vissute con fra Dionigi Rizzo e suor Ludovica Loconte, che ci hanno donato il loro più grande tesoro: la loro esperienza di vita. Testimonianze profonde di umanità, bellezza e straordinarietà che, messe insieme, ci hanno aiutato a superare l’illusione di incontrare il Signore solo nelle cose sopra l’uomo, ma piuttosto in ciò che gli è vicino, nelle occasioni di servizio che ci hanno coinvolto durante questa settimana, perché “Egli è qui!” e ci invita ad avvicinarci all’“isola possibile dei nostri desideri più autentici”.

Questi giorni trascorsi in Basilica sono stati un prezioso momento di fraternità e condivisione; i pasti e le intime celebrazioni nella cappellina della curia provinciale hanno rappresentato per tutti noi, frati e laici, un’occasione di arricchimento reciproco e di rafforzamento dei legami. Giornate intense che si sono concluse con la celebrazione dei cinquant’anni di sacerdozio di padre Lino Iacobucci a Toro, in Molise, un’occasione speciale per ritrovarsi.
È stata una settimana densa di preghiera, servizio e discernimento, che ci ha permesso di approfondire il senso profondo della vita religiosa: una vita forte e autentica, capace di scuotere le nostre comodità e certezze quotidiane, guidandoci verso una sequela più vera di Cristo, sotto la guida di frate Francesco e sorella Chiara.

di Alessio Moramarco