In ascolto della parola

Domenica 12 Marzo - III Domenica di Quaresima

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 4, 5-15.19b-26.39a.40-42)

Sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna.

In quel tempo, Gesù giunse a una città della Samarìa chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: Dammi da bere!, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?». Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore – gli dice la donna –, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua. Vedo che tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te». Molti Samaritani di quella città credettero in lui. E quando giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».

Commento

C’è acqua e acqua. Le letture di questa domenica pongono l’accento sull’acqua, come metafora di tutto ciò che è terreno e che l’uomo cerca di continuo sulla terra, mettendo da parte la dimensione fondamentale dell’affidamento a Dio nonostante la sua continua presenza nella nostra vita. Ciò emerge in modo molto chiaro nella prima lettura dove il popolo di Israele in cammino nel deserto si lamenta contro Mosè per l’assenza di acqua: “Perché ci hai fatto salire dall’Egitto per far morire di sete noi, i nostri figli e il nostro bestiame?”. Il Signore ascolta la preghiera di Mosè e donerà agli israeliti l’acqua richiesta. Ma questa manifestazione di vicinanza del Signore al suo popolo, non basterà. Non mancheranno infatti, durante i 40 anni momenti di tensione e di allontanamenti del popolo da Dio.  Ma cerchiamo di cogliere il significato più profondo di quest’acqua che questa domenica “inonda” le pagine della Sacra Scrittura che ci vengono proposte. L’acqua è un liquido necessario per la sopravvivenza di tutto il creato, e proprio per questo è sinonimo della vita che ci dona il Signore. Questa lettura dell’acqua ci aiuterà a cogliere il significato del Vangelo di questa domenica, dove ancora una volta si parla di samaritani considerati eretici e peccatori dagli israeliti. L’immagine di Gesù che seduto al pozzo incontra una samaritana andata ad attingere dell’acqua nell’ora più calda porta con sé un significato molto importante: il Signore va incontro ad ogni uomo, a prescindere dalla sua condizione di peccato, dal suo credere o non credere e lo fa soprattutto nelle ore più “calde” della vita. Anche se è la samaritana a recarsi al pozzo, in realtà è Gesù che le va incontro, che l’aspetta nonostante il suo essere samaritana e peccatrice. Gesù conosce l’aridità del suo cuore e vuole ridonarle vita attraverso il suo incontro. Attorno all’elemento dell’acqua inizia il dialogo tra i due. Alla richiesta di acqua da parte di Gesù, subito si manifesta lo stupore della donna: “Chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?”. Allo stupore della samaritana Gesù risponde: “Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: Dammi da bere!, Tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva”. A questo punto la donna esordisce dicendo: “Dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua”. Ci troviamo nel passaggio fondamentale del Vangelo odierno: Gesù nel parlare di “acqua viva” si riferisce all’ascolto della sua Parola, unica via che conduce alla salvezza. La donna invece resta focalizzata sul bisogno terreno dell’acqua e sulla possibilità di risparmiarsi la fatica di andare di continuo al pozzo. Il suo atteggiamento non è differente da quello degli israeliti nel deserto, né tantomeno dal nostro modo di vivere la relazione con Dio, il quale diventa di continuo il “servizio clienti” da contattare per la risoluzione dei nostri problemi, dove la dimensione dell’ascolto viene messa di continuo da parte. Anche la nostra attenzione è incentrata sull’acqua intesa come necessità di soddisfare le nostre necessità umane, che poco hanno a che fare con lo spirito. L’incontro tra Gesù e questa donna peccatrice, genera ulteriori incontri, moti sono infatti i samaritani che successivamente faranno esperienza dell’incontro con il Messia e quindi con la salvezza, passando dalla lontananza da Dio al credere. Durante questo tempo di quaresima, chiediamoci come ci relazioniamo con il Signore, per quale acqua ci rivolgiamo a lui, se per quella che genera continuamente sete, come la sete per il successo, o quella che disseta in eterno perché ci conduce verso la felicità vera, quella che non passa mai, che si raggiunge amando e accogliendo il prossimo nonostante il suo essere lontano da Dio e dagli uomini.  

Commento a cura di Fra MArco Valletta OFM