In ascolto della parola

Domenica 10 dicembre - III Domenica di Avvento

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 11,2-11)

Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?

In quel tempo, Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mandò a dirgli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». Gesù rispose loro: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!».

Mentre quelli se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re! Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. Egli è colui del quale sta scritto: “Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero, davanti a te egli preparerà la tua via”. In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui».

Commento

Si fa sempre fatica ad accogliere la salvezza, nella modalità in cui la porta Dio. Lo stesso Giovanni Battista, nel sentire parlare delle opere compiute da Cristo, resta talmente perplesso al punto da mandare i suoi discepoli a domandargli: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?”. Tutto questo perché quanto operato da Gesù, non era in sintonia con l’immagine del Messia che Giovanni attendeva. Giovanni attendeva un Messia severo, nel quale si sarebbe dovuto manifestare un Dio tiranno, in sintonia con l’immagine di Dio proposta dall’Antico Testamento. Un Dio seminatore di condanne e non di misericordia. Ma di tutto ciò in Gesù non c’è traccia. Ecco il motivo dello “stato confusionario” di Giovanni.

Alla domanda del Battista, recapitata dai suoi discepoli, Gesù risponde invitandoli a riferirgli ciò che vedono: ciechi che riacquistano la vista, lebbrosi purificati, sordi che odono, morti che risuscitano. In poche partole tutti coloro che erano considerati impuri e puniti da Dio, diventano oggetto dell’abbraccio di Dio e dell’annuncio della salvezza. Salvezza che sperimentano per primi sulla loro pelle, per poi poterne essere annunciatori. In poche parole: Israele attendeva un Messia dal “braccio potente”, invece appare all’orizzonte un Messia capace di infinita misericordia.

Il Vangelo di questa domenica vuole evidenziare la grandezza di Giovanni, che risiede nella sua umiltà. Dinanzi ad un Messia totalmente differente da quello che si aspettava, Giovanni non si pone in contrapposizione ma “abbassa la testa” e crede. La stessa grandezza viene richiesta anche a noi durante questa domenica della gioia, mettendo da parte il desiderio di un Dio capace di infiniti castighi e dando spazio al Dio della misericordia. Mancano ormai pochi chilometri per giungere a Betlemme, abbandoniamo le vie del risentimento, dell’orgoglio e dell’ira, percorriamo questi ultimi giorni che ci separano dal Natale ricordandoci che Dio, a differenza nostra e per nostra fortuna, è “lento all’ira e grande nell’amore”.

Commento a cura di Fra Marco Valletta