In ascolto della parola

Domenica 29 Maggio

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 24,46-53)

Mentre li benediceva veniva portato verso il cielo.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni. Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto». Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio.

Commento

Con l’Ascensione del Signore si concludono le apparizioni di Gesù ai discepoli. Siamo a quaranta giorni dalla Pasqua e il bilancio è a dir poco fallimentare: delle folle che lo hanno accolto e seguito non resta nulla se non undici discepoli che dinanzi all’evento che stanno vivendo chiedono a Gesù “E’ questo il tempo nel quale ricostituirai il regno per Israele?”. Gesù ascende al cielo, ma gli occhi dei discepoli sono ancorati alle cose della terra. Attendono ancora dal Messia un’azione caratterizzata dalla forza. La risposta di Gesù non tarda a venire, invitandoli a non preoccuparsi di ciò che spetta al Padre, ma a preoccuparsi solo di ciò che spetta a loro ovvero di essere suoi testimoni fino ai confini della terra. I discepoli restano imbambolati, è necessario l’intervento di due uomini in bianche vesti perché la smettano di guardare il cielo e inizino ad essere testimoni del Risorto in tutto il mondo, sorretti e guidati dallo Spirito Santo che riceveranno in dono a Pentecoste. 

“Andate in tutto il mondo”: è il compito che Gesù affida agli undici e a tutti noi. Detto in modo più semplice: adesso che tutto è compiuto tocca a noi collaborare alla realizzazione del Regno dei cieli. Con l’Ascensione nasce la missione della Chiesa. Ma come realizzare tutto ciò? Semplicemente seguendo i passi del Maestro, smettendola di guardare disorientati il cielo e sporcandoci le mani attraverso una vita capace di mettere in discussione il prossimo. Questo significa essere cristiani veri dai molti fatti e poche parole. S. Agostino diceva: “State attenti, quando la vostra lingua tace, la vostra vita parla”. Chiediamoci oggi che messaggio trasmette al mondo la nostra vita, se siamo capaci di generare conversioni, di far innamorare il prossimo a tal punto da inserirlo in un percorso di ricerca e di dialogo con Dio. Parliamo di pace, di povertà, di comunione, di fratellanza universale o viviamo la pace, la povertà, la fratellanza universale? La differenza è fondamentale. Parlarne significa annoiare ancora di più coloro che ormai sono stanchi di ascoltare i nostri “sermoni”, vivere  invece significa mettere in discussione il prossimo, essere testimoni credibili. Se continuiamo a vivere come tutti gli altri, non stupiremo nessuno. Questo significa essere veri discepoli ovvero sale della terra e luce per il mondo, di un mondo che se vissuto cristianamente, fa intravedere già da ora a coloro che incontriamo la bellezza di una vita che non conosce fine.

Commento a cura di Fra Marco Valletta