In ascolto della parola

Domenica 20 marzo - III Domenica di Quaresima

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 13,1-9)

Se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo.

In quel tempo si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo». Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Tàglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”».

Parola del Signore

Commento

“Quindi, chi crede di stare in piedi, guardi di non cadere”, bastano queste parole tratte dalla prima lettera di San Paolo Apostolo ai Corinzi della seconda lettura proposta questa domenica, per esplicitare il senso del Vangelo odierno. Purtroppo, frequentemente ognuno di noi si ritiene giusto al punto da essere convinto di “restare sempre in piedi” e di giudicare continuamente la vita degli altri. Ma il Vangelo di questa domenica, ci ricorda che ognuno di noi ha dei “difetti di fabbricazione”, che necessitano di continua conversione perché si possano risolvere. Alla fine, camminiamo tutti sul terreno comune di un’umanità caratterizzata da differenti forme di povertà. I deliri di onnipotenza dei potenti prepotenti a cui stiamo assistendo durante questa Quaresima, segnata dal massacro del popolo ucraino, ne sono la manifestazione più evidente. Infatti, i principali attori di questo conflitto, sono convinti di essere nel giusto, di stare in piedi e di non cadere.

Convertiamoci ad uno sguardo positivo sul prossimo, smettiamola di potare, di giudicare e di condannare, coloro che riteniamo sbagliati. Impariamo dal Padre nostro che è nei cieli, il quale potrebbe potare in un attimo questa umanità che spesso “sfrutta il terreno” senza portare frutti di pace, e invece continua a prendersene cura come solo un padre capace di grande amore sa fare con i suoi figli.

Commento a cura di Fra Marco Valletta