In ascolto della parola

Domenica 27 Febbraio

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 6,39-45)

La bocca esprime ciò che dal cuore sovrabbonda.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola: «Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro. Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: “Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio”, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello. Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo. L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda».

Commento

Attenzione ai “sorpassi”: portano fuori strada. Parole ruvide quelle di questa domenica, attraverso le quali l’evangelista Luca ci aiuta a comprendere il profilo del vero discepolo. Punto di partenza per un discepolo vero è quello di non sentirsi superiore al Maestro, ma di essere conforme ai suoi insegnamenti senza aggiungere niente di più. Ma diciamocelo francamente: tutto ciò a noi esseri umani risulta abbastanza difficile, dato che da sempre cechiamo di sostituirci a Dio e non mancano occasioni quotidiane per manifestare nel nostro piccolo, i nostri deliri di onnipotenza. Così facendo diveniamo guide cieche, che rischiano di portare fuori strada anche qualche malcapitato che abbagliato dalla nostra onnipotenza, ha deciso di seguirci convinto di aver intrapreso la giusta direzione. Alla luce di ciò dobbiamo tenere sempre a mente che anche l’antico proverbio che afferma la bravura superiore del discepolo rispetto al maestro, nel rapporto con Gesù non funziona. Pertanto, attenzione ai sorpassi, perché ci porteranno inevitabilmente fuori strada.

Chiarito questo aspetto fondamentale, se siamo realmente discepoli, dobbiamo prestare particolare attenzione alla correzione fraterna. Perché essa non si macchi di ipocrisia, cosa abbastanza facile, deve riguardare prima la nostra condotta di vita. Qui punto di partenza è il nostro agire che deve essere costantemente oggetto di esame di coscienza. Soltanto così potremo correggere in modo sapiente il prossimo. Diversamente non saremo da meno dei farisei: “Legano, infatti, pesi gravi e insopportabili e li caricano sulle spalle degli uomini, ma essi non li vogliono muovere neppure con un dito”.

Alla fine essere buoni discepoli dipende da “com’è coltivato l’albero”, ce lo ricorda oltre che il Vangelo di questa domenica alche la prima lettura. È tutto un problema di nutrimento. Se saremo cresciuti ben nutriti dalla parola di Dio, non potremo che portare buoni frutti anche nella vecchiaia. Da un cuore retto, cresciuto bene, non potranno che scaturire azioni intrise di bene, prive soprattutto di sentimenti di onnipotenza e ipocrisia.

Commento a cura di Fra Marco Valletta