In ascolto della parola

Domenica 7 novembre

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 12,38-44)
Questa vedova, nella sua povertà, ha dato tutto quello che aveva.

In quel tempo, Gesù [nel tempio] diceva alla folla nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa». Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo. Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».

Commento

Carità non è questione di quantità e visibilità, ma di apertura del cuore nel silenzio. Ancora una volta le letture di questa domenica sottolineano l’importanza della carità, evidenziando nella prima lettura come essa necessiti di un profondo affidamento a Dio, e nel Vangelo come essa abbia reale valore, solo se fatta con il cuore e non per apparire belli agli occhi degli altri. Fin dalla prima lettura, tratta dal primo libro dei Re, l’attenzione si focalizza su chi non ha nulla: su una vedova con figlio a carico. Su di una donna che oltre a vivere il dramma della povertà, deve occuparsi anche di garantire la sopravvivenza del giovane, dato che nella società del tempo la famiglia del defunto si prendeva cura della vedova solo in assenza di prole, per garantire per mezzo del fratello del defunto una discendenza a quest’ultimo. Nel caso di presenza di prole, essa veniva abbandonata al suo difficile destino. Ecco perché davanti alla richiesta di un pezzo di pane fattale dal profeta Elia, la donna fa presente di avere giusto “un pugno di farina”, consumato il quale non le resterà, insieme a suo figlio, che morire di fame. Dinanzi a questo atteggiamento, Elia la invita alla condivisione confidando nella divina provvidenza. E così fu. 

Nel Vangelo odierno ritorna il tema della carità, come nella prima lettura, legato all’immagine della vedova povera che dona al tempio un soldo, ma questa volta lo fa di sua spontanea volontà senza essere esortata da nessuno. L’evangelista Marco sottolinea come la vedova compia questo gesto caritatevole, a differenza degli scribi, non donando quanto ha di superfluo, ma in relazione alla sua condizione economica difficile, rinunciando a una cifra importante per il suo sostentamento. Nel brano si evidenzia soprattutto come la donna faccia ciò, non per mettersi in mostra alla maniera degli scribi ma nel silenzio. Il suo atteggiamento fa riecheggiare nelle nostre menti l’Inno alla carità di San Paolo apostolo, ricordandoci che la carità è vera quando: non si vanta, non si gonfia e soprattutto quando non cerca il proprio interesse. Detto in modo più immediato con le parole di Gesù: “Non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti segreta; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà”.

Commento a cura di Fra Marco Valletta