In ascolto della parola

Domenica 13 dicembre - III Domenica di Avvento

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 1, 6-8.19-28)

Venne un uomo mandato da Dio:
il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce,
ma doveva dare testimonianza alla luce.
Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e levìti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elia?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaìa».
Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?». Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo».
Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.

Commento

Cos’è la gioia? 
Per esempio, è sapere com’era il cielo quella notte, quali costellazioni c’erano tra 25 e 29 novembre: quando sei nato e poi hai incontrato il grande amore. E fartele dipingere per ricordarlo per sempre al tuo cuore)

“Io gioisco pienamente… 
Il mio spirito esulta… 
Sempre lieti, non spegnete lo Spirito: 
di ogni cosa tenete ciò è buono… 
Non era lui la Luce, ma rese testimonianza alla Luce”

Gioia e felicità sono parole vuote. Nel senso che ognuno ci mette dentro quello che vuole. Un po' come il carrello della spesa: a “sentimento” (come diremmo noi in Puglia) o in base a quel che cade sotto gli occhi in quel momento. Non è facile “sentire” lo Spirito, e ancora meno, dopo averlo sentito e gustato, conservare ciò che è buono: restare nella sua Pace, nella sua Gioia. 
Alla domanda "cosa ti rende felice?" non ci sarebbe una risposta uguale a un'altra: per chi a malapena sopravvive, gioia e felicità è un piatto caldo, un cappotto, una casa, una famiglia, la fine della guerra; per chi è solo, abbandonato, e muore ogni giorno nell’amarezza, gioia è una persona amica, sempre presente; chi ha tutto e non sa più provare nuove emozioni, forse non saprebbe nemmeno dire cosa sia la gioia, saltando soltanto da una soddisfazione all’altra. 
Eppure essere gioiosi non dipende da quello che metti nel carrello volta per volta: né il contenitore, né il contenuto contano. La letizia, la gioia, è una luce che hai dentro, che viene fuori, sempre, come una sorgente: non può non sgorgare. Giovanni non era la Luce, eppure era lampada, fiaccola. Chi ha in sé la Pace di Dio, la Luce, non perde mai quel chiarore: la porta ovunque. Quando ha di più, non trattiene: condivide. Quando il cuore sovrabbonda, non fa il prezioso: riversa sugli altri il suo bene senza altri fini. Quando può fregare qualcuno o trarre vantaggio dai sentimenti altrui con l'inganno, o far soffrire ferendo chi lo ha ferito, non lo fa. E se sbaglia, chiede perdono: perché non si spenga la Luce, non si perda per una sua mancanza di tatto, di tenerezza. 
Gioia, letizia è ogni qual volta la Luce resiste alle tenebre, insiste, persiste. E alla fine, con la gentilezza del caldo raggio di sole, ti sussurra: "Seppur in questa notte, esiste. Non temere". 
In fin dei conti l'icona della gioia cristiana è la conclusione del Vangelo di questa domenica della gioia, ovvero la modestia, la sincerità del Battista: “Io non sono la risposta, ma solo il canale. Non ho nessuna voglia di innalzarmi. Io amo fare la lucerna che brilla là dove il Signore l'ha messa, per quelli che il Signore mi ha fatto incontrare. Io non sono la Luce, la porto, la faccio godere: per essi brillerò. Sono contento al mio posto, tra quelli che Dio mette sul mio cammino: non cerco altro”. 
E noi quali aspirazioni abbiamo? È dalle aspirazioni che dipende la gioia, non dalle circostanze, dagli obiettivi, dai traguardi raggiunti. Quante carezze non date, quanto pane non spezzato, quanto bene trattenuto per orgoglio, per paura...e perché? Perché si pensa che la gioia sia ricevere, “fare mio”. E invece è esser lampade, piccole stelle generose, fisse, sicure: essere lucenti per qualcuno, per chi il Signore mette sul mio cammino. 
E non smettere. Soprattutto per chi non la vede la Luce. O non riesce a vederla più.

Buona domenica delle Lampade, delle Stelle:
Lucenti per qualcuno

Commento a cura di Fra Amedeo Ricco