In ascolto della parola

Domenica 9 giugno 2019

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 21,20-25)
Questo è il discepolo che testimonia queste cose e le ha scritte, e la sua testimonianza è vera.

In quel tempo, Pietro si voltò e vide che li seguiva quel discepolo che Gesù amava, colui che nella cena si era chinato sul suo petto e gli aveva domandato: «Signore, chi è che ti tradisce?». Pietro dunque, come lo vide, disse a Gesù: «Signore, che cosa sarà di lui?». Gesù gli rispose: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa? Tu seguimi». Si diffuse perciò tra i fratelli la voce che quel discepolo non sarebbe morto. Gesù però non gli aveva detto che non sarebbe morto, ma: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa?».
Questi è il discepolo che testimonia queste cose e le ha scritte, e noi sappiamo che la sua testimonianza è vera. Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere.

Parola del Signore

Gesù promette ai discepoli lo Spirito Santo, quello che permetterà loro di continuare a percepire la Sua presenza, ma ancora di più di essere abitati dalla Sua Vita, comprendendo più in profondità i Suoi insegnamenti.  È importante per l'evangelista Giovanni soffermarsi a riflettere sulla rilevazione del Mistero di salvezza nella Chiesa e della presenza in essa del Figlio di Dio, anche come continuità del suo cammino di fede verso il compimento, rileggendo l'intera vicenda del Messia alla luce della sua realtà pneumatologica di Corpo di Cristo. Il termine ‘Paraclito’, proprio di Giovanni, veniva usato nei contesti giuridici per indicare chi viene in aiuto dell'imputato, e che noi chiameremmo oggi ‘avvocato’.

Lo Spirito è detto l'altro Paraclito, rimandando ad un primo che è Gesù stesso, Colui che ci giustifica davanti al Padre. Proprio questa comunanza di identità tra Gesù e lo Spirito ci permette di non parlare più di assenza di Gesù, ma di presenza fedele e continua nei suoi discepoli e nella storia. Nel contesto esistenziale dei discepoli intravediamo la problematicità dell’annuncio del Vangelo di salvezza e del non essere accolti dal mondo dopo il ritorno di Gesù dal Padre: è proprio qui che lo Spirito agisce nella prima comunità, rendendola capace di portare avanti gli insegnamenti del Maestro con la testimonianza della loro vita. L’azione dello Spirito Santo infatti, insegnando e ricordando la Parola del Padre, perché mandato nel Suo Nome, non opererà solo per rinnovare la  memoria di ciò che il Figlio ha detto e fatto nella sua vita storica. Lo Spirito rivelerà ciò che il Figlio di Dio detto e ha fatto nel contesto e nella crescita delle prime comunità dei discepoli e nelle vicende degli inizi della loro missione apostolica, per continuare quell'opera di comprensione e di sequela che diviene buona novella nel mondo e per ciascun cuore che voglia ascoltare e incontrare il Signore.

Commento a cura delle Sorelle Povere di S. Chiara del Monastero S. Luigi in Bisceglie