In ascolto della parola

Domenica 17 marzo

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 9,28-36)
Mentre Gesù pregava, il suo volto cambiò d’aspetto.

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elìa, apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme. Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui. Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elìa». Egli non sapeva quello che diceva. Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra. All’entrare nella nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!». Appena la voce cessò, restò Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.

Parola del Signore

La liturgia quaresimale propone sempre nel suo percorso di preparazione alla Pasqua la pericope della Trasfigurazione di Gesù, come consapevolezza della propria condizione di figli nel Figlio e prefigurazione della meta stessa del cammino. Sono protagonisti i tre discepoli, Pietro, Giacomo e Giovanni che Gesù vorrà con Sè anche in altri momenti importanti, direi essenziali, degli accadimenti della Sua vita. Come a dire di un ‘trattamento di favore’ a loro riservato per essere testimoni di eventi o un’esperienza non per tutti, della cui profonda intimità essi stessi partecipano con tutta la fatica nel loro coinvolgersi e comprendere. Sembra attestarlo proprio il finale del brano, secondo cui ‘essi tacquero e non riferirono a nessuno’. Davvero solo la Pasqua illumina di luce ciò che possiamo trovarci a vivere ‘oppressi dal sonno’, come di una rimozione interna per difendersi da una realtà smisuratamente più grande. Mentre Gesù prega essi assistono a ciò che gli succede nella sua relazione con il Padre, in compagnia dei Patriarchi e dei Profeti simboleggiati da Mosè ed Elia: tutta la storia della salvezza trova compimento nello sfolgorio di luce che annuncia la gloria del Messia.

Quella gloria che, prima ancora di discendere sulla tenda del convegno del popolo d’Israele in cammino verso la terra promessa, si era manifestata nell’alleanza con Abramo, come ci ricorda la prima lettura, che il Signore suggella rinnovando la promessa della benedizione di una nuova terra e di un’infinita discendenza. L’esortazione paolina che segue richiama la nostra attenzione, casomai si è distratta o dissipata sulle cose della terra, trascurando la nostra realtà di credenti: la nostra cittadinanza infatti è nei cieli! Ci sentiamo vicini a Pietro che tenta di biascicare qualcosa per ‘riconquistare terreno’ in quel momento di cielo sulla terra: ‘Facciamo tre tende…’ Davvero non sapeva quel che diceva visto che, alla visita della nube che li avvolse, ebbero paura. La tendenza a trattenere quel che non si può contenere fa parte di un po’ tutti noi… Il Padre dichiara la sua predilezione per il Figlio amatissimo, la Sua voce rompe il silenzio e riempie la realtà del momento. L’ombra della nube dalla quale i discepoli sono avvolti, come l’ombra discesa sull’umiltà di una Vergine in procinto di accogliere il Figlio di Dio nel suo grembo, dice di un tempo e un luogo dove tutto finalmente sarà definitivamente compiuto. Come raggiungerlo: Ascoltatelo! Lungo il cammino verso la Croce, Paolo continua a rassicurarci: ‘rimanete in questo modo saldi nel Signore, carissimi’!

Commento a cura delle Sorelle Povere di S. Chiara - Monastero S. Luigi in Bisceglie (Ba)